Dopo le invasioni ungariche, gli edifici di culto dell’Appennino vennero ricostruiti da capimastri, muratori e scalpellini, ma anche scultori particolarmente abili, secondo i canoni dello stile Romanico. Non solo Chiese, ma disseminati nei borghi del territorio si trovano interessanti costruzioni di epoche diverse, come le Case a Torre, le Case con Balchio, le Corti Padronili.
Romanico: La Pieve di Santa Maria Assunta a Toano
Le Case a Torre o Case-Forti
La Casa dei Ceccati a Stiano
Il Campanile della Chiesa di San Martino, a Corneto
Le Corti Padronili e le Case con Balchio
Pieve Romanica di Toano, facciata, foto Lugari
In Municipio – Corso Trieste 65 – sono gratuitamente disponibili le audioguide utili per visitare la Pieve Matildica e i monumenti dei Ceccati. Possono essere ritirate durante gli orari d’ufficio presso l’ufficio turismo o l’ufficio del sindaco.
Romanico: La Pieve di Santa Maria Assunta a Toano
Secondo lo studioso Alcide Spaggiari, la Pieve di Toano è “il monumento perfetto, completo ed integro di arte canusina sull’Appennino”. Il primo atto ufficiale che documenta l’esistenza della Pieve è un diploma dell’Imperatore Ottone II, emanato in data 14 Ottobre 980. Non è possibile stabilire con esattezza da quanto tempo esistesse perché non sono stati rinvenuti documenti anteriori che la menzionino. Colpisce la semplicità delle linee architettoniche, che conferiscono al monumento particolare solennità, di una bellezza tipicamente romanico-lombarda. Ha fronte a capanna e copertura in lastre di arenaria locale (piagne).
La Pieve è aperta la domenica su prenotazione e nei giorni feriali in base alla disponibilità dei volontari.
Le prenotazioni devono essere effettuate con anticipo di almeno 48h al Referente Sig. Lombardi Michele cell. 389 49.67.577.
The Parish Church is open on Sundays upon reservation and on weekdays based on the availability of volunteers. Reservations must be made at least 48 hours in advance to the Contact Mr. Lombardi Michele phone 389 49.67.577.
All’interno della Pieve
L’interno è caratterizzato da una nuda spazialità che sembra immergerci in un’atmosfera di tempi lontani. Lo spazio è diviso in tre navate, distinte da due ordini di massicce colonne con ampie arcate a tutto sesto. Le colonne sono sovrastate da capitelli di notevole pregio storico-artistico, decorati con intrecci tipici dell’ars canusina. Tali decorazioni richiamano motivi bizantino-ravennati, intrecci canusini, figure primitive a tutto rilievo e motivi con foglie stilizzate di acanto e tralci d’uva. Raffigurazioni tipiche delle Chiese costruite quando Matilde di Canossa era ancora in vita, tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo, come quelle di Marola, Paullo, San Vitale e Sant’Andrea di Carpineti, Rubbiano.
Le Case a Torre o Case-Forti
Dopo l’epoca canossiana, già dal 1300 la piccola nobiltà di montagna si era fatta costruire la Casa-Forte per difendersi dai fenomeni di banditismo. Simili alle torri dei castelli, di rado superavano il secondo piano, al quale si accedeva attraverso una scala di legno interna. Le finestre erano costituite da piccole aperture, non esistevano camini, forse continuava l’uso del focolare aperto o di bracieri posti al centro della stanza. I muri erano di pietre di arenaria squadrate a martello e perfettamente combacianti. A partire dal 1400 e fino a tutto il 1600 furono costruite Case a Torre, di pianta quadrata e più ristretta, sommità caratterizzata dalla colombaia, sviluppo interno su tre piani, collegati da stretta e ripida scala in legno. Alcuni esempi di Case a Torre sono a Manno nella Corte Ghirardini, a Casa Guglio, a Cisana, a Montebiotto.
La Casa dei Ceccati a Stiano
Il borgo di Stiano è particolarmete ricco di manufatti di interesse storico ed architettonico. Tra questi è particolarmente notabile la Casa dei Ceccati, caratterizzata da elementi architettonici di antica origine. Si è sempre pensato che la Casa dei Ceccati fosse una Casa a Torre, convinzione recentemente smentita dall’architetto reggiano Giuliano Cervi: si tratta di una Casa-Forte Medievale Appenninica, ascrivibile al XIV-inizi XV secolo. Uno degli elementi che ha chiarito la derivazione della struttura è la finestrella archiarcuta sulla facciata settentrionale, simile a quelle delle torri del XIII secolo erette a presidio del territorio circostante la Rocca di Montefiorino.
Il Campanile di Corneto, opera di Antonio Ceccati Il Campanile della Chiesa di San Martino, a Corneto
La Chiesa di San Martino, del XVII secolo, vanta un elegante campanile situato ad occidente della canonica, opera di Antonio Ceccati: suo il progetto e la scultura delle colonne, dei pilastri e degli archi della cella campanaria. Fu realizzato tra il 1668 e il 1676. Nella Chiesa troviamo altre opere di Antonio: il bel portale, i sostegni che reggono la mensa dell’altare del Rosario e due portelle per armadietti delle reliquie. La grande Ancona della Beata Vergine del Rosario, realizzata in vari tipi di legno intagliato è opera di Michele Vignaroli. Nel secondo dopoguerra venne sostituito il vecchio altare con uno nuovo realizzato dalla scultrice Carmela Adani di Correggio. E pensare che si trattava del monumentale ciborio di legno dorato, a forma di chiesa, già citato nel verbale della visita compiuta nel 1652 dal Cardinale Rinaldo d’Este, probabile opera di Antonio Ceccati.
Le Corti Padronili e le Case con Balchio
La tipologia delle Corti Padronili cominciò a diffondersi nei secoli XVII e XVIII. In alcuni casi la Casa a Torre si arricchì di altre costruzioni minori di servizio posti ad arco, con al centro un cortile cintato da un muretto interrotto da una larga apertura per consentire il passaggio dei carri. Ne abbiamo esempi ben conservati a Manno, Corte Ghirardini, a Casa Guglio, Corte Boschini, a Cerredolo, loc. La Valle, a Toano, Corte di Castello, a Cavola, Corte Baroni.
Ciò che caratterizza la Casa con Balchio è una scala esterna in pietra, che spesso si prolunga in una loggia con copertura sorretta da colonnine monolitiche in arenaria. Le più antiche individuate sull’Appennino risalgono al XVI secolo. Un bella casa balchionata si può ammirare a La Valle di Cerredolo.